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al testo di Fabrizio Bregoli
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S’affrettano sulle strisce scansando il traffico dei pensieri dai passi, s’accomodano accalcati cercando sui tram un posto che non troveranno, leggono assorti pagine di pubblicità interrotta da qualche falsa notizia, negli auricolari si frastornano ai suoni che non fanno domande, non li spazientiscono. Alla guida si cullano alle voci di donne, sconosciute ninfe, che li ammaestrano sicure su dove e quando svoltare, nelle code della tangenziale s’inventano un lavoro truccandosi furtive, ammiccando nella luce d’un impolverato specchietto: uomini e donne – li diresti guardando – sotto un sole avventizio, raccogliticcio offuscato tra riflessi d’antenne sul tetto. Se trasgrediscono, è per noia o per passatempo uomini e donne – se sai riconoscerli – per scelta o per sorte, per mestiere o per arte sempre indaffarati – si dice per certo - divisi tra rasoi e rammendi d’una stessa perduta memoria, solo per errore, talvolta, rammentano: una verità, giurerebbero.
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